Andiamo al punto: sul gruppo di Linkedin dedicato al mobile marketing si parla di morte delle applicazioni native a vantaggio delle applicazioni web realizzate in html 5.
Questo tema ha avviato una discussione che ha coinvolto numerosi professionisti provenienti un po’ da tutto il mondo.
Approfondiamo e facciamo ordine fra i termini.
Le applicazioni native sono software che sono sviluppati ad hoc per una o più piattaforme e contengono normalmente una grande quantità di dati (immagini e testi) che una volta scaricati, risiederanno nel telefono dell’utente.
L’applicazione nativa ha diversi vantaggi:
* velocizza e semplifica la fruizione dei dati (perchè una parte di essi risiede nel telefonino)
* non dipende dall’accesso alla rete
* è facilmente reperibile, perchè si trova solo nei negozi di applicazioni del produttore e da esso è certificata e garantita
* permette di monetizzare più facilmente i contenuti perchè, ad esempio, è più difficile estrarne il testo di un articolo e redistribuirlo, scoraggiando la pirateria
Esempio: Pagine Gialle ha la sua applicazione.
O meglio: Pagine Gialle ha tante applicazioni, ne ha realizzata per Nokia, una per Apple, una per Blackberry etc…Una per ogni “application store” dei produttori citati.
Le applicazioni web invece non richiedono installazione e non richiedono la permanenza all’interno degli application store.
Sono di fatto dei siti che vengono richiamati ogni volta che l’utente si collega.
Si parla in particolare di applicazioni che usino HTML 5 come convenzione per parlare di tecnologie web conosciute ma di ultimissima generazione (e oltre, dato che la versione 5 è ancora allo stato di draft).
Questa versione è stata creata per aggiungere la capacità di creare funzionalità avanzate rispetto all’HTML originario, che permetteva innanzitutto la formattazione dei contenuti.
Se consultiamo la voce HTML 5 su wikipedia troveremo una voce con molte informazioni.
Soffermiamoci su questa: “l’HTML5 prevede il supporto per la memorizzazione locale di grosse quantità di dati scaricati dal browser, per consentire l’utilizzo di applicazioni basate su web (come per esempio le caselle di posta di Google o altri servizi analoghi) anche in assenza di collegamento a Internet”.
Questo significa che le applicazioni in HTML5 si comportano come applicazioni native cioè possono salvare dati sul terminale dell’utente e facilitano quindi l’accesso ai contenuti a partire dal primo utilizzo.
Stando così le cose, dovremmo decretare la morte delle applicazioni native, ma se lo facessimo, ci sarebbe una grande ingiustizia.
Infatti le applicazioni native hanno tre qualità che di solito vengono sottovalutate ossia:
1) sono reperibili: ossia il fatto di trovare una applicazione in un ecosistema garantito come quello dei produttori garantisce visibilità al produttore e tutela il consumatore.
2) sono “dedicate”possono sfruttare appieno le particolarità del telefono: oggi i telefoni sono dotati di gps, giroscopio, oscillometro, etc… Molte applicazioni native non usano queste funzionalità ma non è da escludere che lo facciano un domani.
3) Possono essere giochi e strumenti di produttività: software puri in (due) parole
4) Potremmo aggiungere un quarto punto: sono remunerative, vale a dire che attraverso una applicazione nativa si accede all’ecosistema del produttore di telefoni e anche ai metodi di pagamento da esso usati.