Il mondo SEO, si sa, è sempre in costante evoluzione: l’avvento dei social network ha cambiato le modalità di utilizzo del web e anche i motori di ricerca si adeguano conseguentemente, sviluppando nuovi algoritmi per la valutazione del ranking delle pagine e la fornitura dei risultati nelle SERP.
Oggi, praticamente per qualsiasi ricerca effettuata, è normale trovare tra i risultati ottenuti numerosi contenuti sociali. Il successo di Facebook e Twitter sta suggerendo ai vari Google, Bing e Yahoo! un ripensamento sul valore dei link effettuati tramite pulsanti quali “mi piace” e “retweet”. Se fino a poco tempo fa però i vertici di Mountain View e Redmont affermavano di non considerare tali dati ai fini del ranking, ora cominciano a dare le prime timide conferme in senso opposto: i dati dei social network potranno influenzare sempre di più il posizionamento nei motori di ricerca.
È importante sottolineare che non è comunque il numero di “amici” e di “followers” a fare la differenza ma la reputazione del relativo account: come accaduto per il PageRank, è la qualità che determina il peso di un link, non la quantità. Si tenderà insomma a guardare l’autorevolezza dell’utente: quante persone segue e quante lo seguono. La chiave sta nell’identificare i cosiddetti “reputed followers”, è possibile guadagnare reputazione e quindi darla, come una sorta di “raccomandazione”, dato che i tweet di un account autorevole hanno un maggior peso specifico.
Il passo successivo sarà l’aggiunta di dati geolocalizzati e l’evoluzione della “real-time search”, di cui Twitter è un componente molto importante ma non certo l’unico.
Insomma, attualmente pare che Google strizzi l’occhio a Twitter senza però perdere l’interesse verso il “vecchio web” fatto di siti e blog, accelerando l’indicizzazione e la pubblicazione nelle SERP di contenuti freschi provenienti dalle pagine web tradizionali (news, articoli e post).